Quante volte si parla, o si sente parlare di “ANALISI DEI RISCHI”. Ma realmente che cos’è? In realtà spesso sottovalutata come metodo di prevenzione degli incidenti sui posti di lavoro, riveste invece una grossa importanza, anche e soprattutto per responsabilizzare i lavoratori e i datori di lavoro sulle loro responsabilità.
Vediamo in quale modo: prima identificare; e poi stimare i rischi individuati, con le sei fasi tipo del processo ideale.
FASE 1: QUALI SONO I RISCHI, E CHI NE E’ ESPOSTO?
Identificare le potenziali fonti di rischio e le persone che possono esservi esposte. Nell’analizzare il lavoro da eseguire, dobbiamo sempre tenere conto delle potenziali pericolosità che lo stesso può generare per chi lo esegue, e per chi si trova di fatto coinvolto nel processo produttivo (persone estranee, animali domestici, altre lavorazioni, ecc….).
Ad esempio per un lavoro di installazione di un cancello, dovremo prendere in considerazione anche il pericolo derivante dall’accesso all’area interessata alla posa da parte di persone estranee, o animali.
FASE 2: COME VALUTARE IL RISCHIO
I rischi nascono da operazioni svolte, sono cioè un avvenimento “indotto” dalla lavorazione stessa. Per questo spesso intrinseche nella lavorazione si mettono già in atto misure di prevenzione. Per tutti i rischi non valutati “naturalmente” da quella lavorazione, si deve fare una corretta valutazione del rischio.
Praticamente dobbiamo dare un valore ai rischi già individuati, tenendo anche presente le misure di tutela già in atto. La stima va’ fatta tenendo in considerazione della pericolosità del danno procurato (gravità del danno – D), e della probabilità (probabilità di accadimento – P) che questo si verifichi durante la lavorazione.
Esprimiamo quindi la valutazione del rischio (R) al prodotto della Probabilità di accadimento (P) per la Gravità del danno procurato (D). L’espressione matematica derivata si presenta così:
R = P x D
R = Rischio effettivo calcolato;
P = Probabilità che effettivamente il danno ha di verificarsi realmente;
D = Gravità del danno in termini di reversibilità.
Da notare come all’approsimarsi allo zero di uno dei due fattori (P e D), il Rischio calcolato tende anch’esso allo zero. Questo perchè effettivamente il Rischio è il risultato dei due fattori. che devono essere presenti entrambi nel suo calcolo.
Le tabelle seguenti rappresentano i fattori che partecipano alla valutazione del rischio.
TABELLA A – SCALA DEGLI INDICI DI PROBABILITA’ (P)
1 |
IMPROBABILE – Non sono noti episodi già verificatisi. Potrebbe esserci un danno solo in concomitanza di più eventi poco probabili e indipendenti. |
2 |
POCO PROBABILE – Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi. Potrebbe esserci un danno solo in circostanze poco probabili |
3 |
PROBABILE – Sono noti alcuni episodi in cui all’anomalia ha fatto seguito il verificarsi di un danno. Potrebbe esserci un danno, anche se non in modo sequenzialmente automatico o diretto. |
4 |
ALTAMENTE PROBABILE – Esiste una correlazione diretta tra l’anomalia e il verificarsi del danno ipotizzato. Durante lavorazioni o condizioni operative simili si sono già verificati danni in conseguenza all’anomalia riscontrata. |
TABELLA B – SCALA DELLA GRAVITA’ DEL DANNO (D)
1 |
LIEVE – Infortunio o episodi di esposizione acuta e continuativa con inabilità temporanea breve o rapidamente reversibile. Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili. |
2 |
MEDIO – Infortunio o episodi di esposizione acuta con inabilità temporanea anche lunga ma reversibile. Esposizione cronica con effetti reversibili. |
3 |
GRAVE – Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità permanente parziale. Esposizione cronica con effetti irreversibili o parzialmente invalidanti. |
4 |
GRAVISSIMO – Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o di invalidità totale. Esposizione cronica con effetti letali o totalmente invalidanti. |
Nella tabella sottostante, applichiamo un sistema a matrice di due dimensioni, con le Probabilità (P) rappresentate nelle righe, e la gravità del danno (D) nelle colonne. La casella che si trova nell’incrocio tra i due valori: (P) e (D) determina il rischio. Il suo colore rappresenta il grado di criticità del rischio (R), e in funzione di questo: modi, tempi e priorità degli accorgimenti da adottare per eliminarlo.
MATRICE DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
SPIEGAZIONI DEI COLORI ATTRIBUITI
Un esempio pratico.
Rischio A. Probabilità di accadimento: poco probabile (2); Gravità del danno: gravissimo (4).
2 x 4 = 8, quindi il rischio A sarà MEDIO.
Rischio B. Probabilità di accadimento: probabile (3); Gravità del danno: grave (3).
3 x 3 = 9, quindi il rischio B sarà ALTO.
Il livello di rischio riscontrato stabilisce anche la priorità da assegnare alle misure da adottare. Il rischio ALTO deve essere considerato ed eliminato prima del rischio MEDIO. Uguale considerazione per tutti gli altri rischi riscontrati.
L’importanza di una corretta valutazione dei rischi è sinonimo di corretta esecuzione delle misure adottate per la loro eliminazione. A niente servono valutazioni esagerate, che aumentino o diminuiscano i reali valori di rischio. Dare priorità ai rischi più alti realmente riscontrati.
FASE 3: COSA FARE PER EVITARE O PROTEGGERE
Conclusa la prima importantissima fase della valutazione e determinazione dei rischi, dobbiamo identificare le misure adeguate per eliminare, o perlomeno ridurre, i rischi.
FASE 4: REDAZIONE DEL DOCUMENTO VALUTAZIONE RISCHI (DVR)
il DVR è il documento con cui si documenta la reale capacità di elimazione dei rischi riscontrati. Deve essere redatto rispettando quanto prescritto nel “Testo Unico della Sicurezza sul lavoro”.
FASE 5: METTERE IN PRATICA QUANTO CONTENUTO NEL DVR
Il DVR, seppure nella sua importanza, non serve a nulla e diventa inutile, se non vienne messo in atto quanto contiene. Deve essere osservata ogni indicazione contenuta per le misure di prevenzione e protezione stabilite.
FASE 6: CONTROLLO, REGISTRAZIONI E AGGIORNAMENTI
Tutte le fasi di determinazione, stesura del DVR e suo aggiornamento devono essere periodicamente controllate e riverificate. Devono essere anche ricalcolate ogni volta che si verifichino cambiamenti alle lavorazioni o alla loro operatività.